INTERVISTA A RODRIGO MEDEIROS
Tra gli istruttori di Brazilian Jiu Jitsu da me conosciuti in California, uno che brilla di luce propria per la sua totale fedeltà all'arte è Rodrigo Medeiros. Istruttore cintura nera di Carlson Gracie ed ex atleta della Carlson Gracie Team, si racconta a noi così...
A: Alberto Ceretto
R: Rodrigo Medeiros
A: Puoi raccontarmi in poche parole il tuo background nelle arti marziali?
R: Incominciai a cinque con il Judo che allora era molto popolare in Brasile. Gareggiai moltissimo in quella disciplina perché i miei genitori mi supportavano molto e tenevano alla mia riuscita. Quando raggiunsi i dodici anni sentii parlare del gracie jiujitsu da un mio amico che era cintura viola di Carlson Gracie. Mi invitò a casa sua e quando vidi così era il loro jiu jitsu non mi piacque subito. Vedevo solo due persone che rotolavano per terra. Poi provai e mi si aprì un nuovo mondo. Ormai nel judo ero annoiato, sempre le stesse tecniche ripetute migliaia di volta. Nel jiujitsu, invece, è diverso. Continui a imparare nuove tecniche o comunque nuovi dettagli. Piccole differenze che grazie all'esperienza di ciascuno diventano molto importanti durante un combattimento. Mi allenai per alcuni anni con il mio amico Maneco e poi, quando fui pronto, mi portò da Carlson che mi prese subito sotto la sua "ala protettiva". Ottenni la cintura nera da Carlson nel 1996. La ottenni dopo aver vinto il torneo brasiliano nelle cinture marroni.
A: Cosa pensi di Carlson Gracie come maestro?
R: Secondo me è il migliore. Prima che Carlson si trasferisse negli Stati Uniti la sua accademia aveva le migliori cinture blu di tutto il brasile. Vincevano tutti i tornei.
A: Molto meglio delle accademie di Royler Gracie?
R: In quegli anni si. Ora le migliori in Brasile sono l'accademia di Royler Gracie e la Gracie Barra. Ora molti degli atleti forti di Carlson si dedicano al Vale Tudo perché guadagnano molti più soldi. Nel jiu jitsu l'unica cosa che ottieni è una medaglia nel Vale Tudo può guadagnarti un po' di soldi e vivere grazie a quelli.
A: Cosa ti ricordi della "vecchia squadra" di Carlson? I grandi nomi usciti dall'accademia come Vitor Belfort, Murilo Bustamante, Zè Mario e altri...
R: Allenarsi in quel periodo era fantastico. Ci si allenava tutti assieme. Vi erano due accademie: una dove combattevano solo gli avanzati e un'altra per i principianti. In quella in cui si allenavano gli avanzati avevi la fortuna di poter fare sparring con venti cinture blu, venti viola e con una ventina tra marroni e nere. Era incredibilmente faticoso ma il livello di qualsiasi atleta cresceva moltissimo. Era difficilissimo trovare accademie del genere in quegli anni. Sto parlando del 1984-'85 quando il BJJ non era così popolare come i giorni nostri. Allenarsi con De Lariva, Cassio Cardozo, Maneco, Murilo, Vitor era fantastico. Ci sentivamo tutti una famiglia fortissima e nessuno ci poteva fermare.
A: Ti ricordi qualche storia particolare di quegli anni? So che sei molto amico di Vitor Belfort.
R: Vitor lo conosco da quando era piccolo. Fui il suo primo insegnante. Quando divenni cintura marroni aprii la mia scuola e lui venne ad allenarsi da me. Poi quando divenne bravo, dopo due anni, lo portai all'accademia di Carlson. La cosa che ricordo perfettamente di quegli anni erano i giorni prima delle gare. In ogni torneo di jiu jitsu ogni scuola poteva presentare solo due atleti per divisione. La scuola di Carlson aveva una ventina di cinture blu, quindi prima delle gare si tenevano dei piccoli tornei all'interno della nostra accademia. Questi erano più duri dei tornei grossi. Era una vera guerra tra di noi (sorride). Inoltre Carlson ti rilasciava la cintura solo se gareggiavi quindi si verificavano delle guerre incredibili tra di noi per poter gareggiare e ciò faceva aumentare il nostro livello tecnico.
A: Quando ti trasferii negli stati uniti?
R: Nel 1996 quando ottenni la cintura nera. Venni prima per visitare la California e poi decisi di rimanere. Ero molto indeciso perché in Brasile avevo un lavoro in cui guadagnavo: insegnavo il jiu jitsu ai miei allievi e vendevo bevande sulla spiaggia in un piccolo chiosco. Fui il primo ad aprire una palestra in Brasile per i ragazzi dei quartieri poveri.
A: Hai mai combattuto nel Vale Tudo?
R: Due volte in Giappone. Quando gareggiai io però era diverso . Il Vale Tudo serviva per dimostrare la superiorità di un'arte marziale sull'altra. Io combattei per difendere la mia arte marziale, il jiu jitsu di Carlson. Oggi è diverso . Tutti si allenano nel jiujitsu, nel pugilatonella kick boxing. I tornei di oggi sono un atleta contro un altro,non un'arte marziale contro l'altra. Solo poche persone oggi conoscono una sola arte marziale: guarda Randy Couture. Conosce solo la lotta greco romana ma il suo lavoro al suolo è molto povero. Nonostante questo è un avversario estremamente difficile da battere. Oppure Murilo Bustamante. Egli combatte solo con il suo jiu jistu.
A: Cosa pensi di Rodrigo Minotauro?
R: E' bravissimo. Per me Rodrigo, Murilo Bustamante e Royler Gracie sono i migliori lottatori di jiu jistu. Quando io vinsi nella Coppa Company nel 1986 nelle cinture gialle Murilo era già una cintura viola e Royler una nera. Erano per me dei traguardi da raggiungere.
A: Cosa pensi del Brazilian Top Team?
R: Sono dei grandi atleti e dei carissimi amici. Non sono molto d'accordo sulla decisione che hanno preso di dividersi da Carlson ma continuano ad essere miei amici. Per la squadra é stata terribile la separazione. Erano i migliori e la squadra era imbattibile ma rispetto comunque la loro decisione.
A: Qual è stato il match più duro nella tua vita?
R: Il match più duro è stato quello contro Renzo Gracie nel primo torneo di Abu Dhabi nel 1998. Era la finale e nessuno aveva accumulato punti. Eravamo 0-0. Lui pensava di battermi in pochi minuti ma abbiamo lottato per venti minuti senza punti per nessuno dei due.
A: Cosa pensi del torneo di Abu Dhabi?
R: Sicuramente è una cosa grandiosa perché ha accresciuto ancora di più il mondo della lotta, ma nello stesso tempo ha commesso un grosso errore: molti pensano di studiare il jiu jistu senza gi e di fare jiujitsu. Il jiujistu è con il gi. Immagina la posizione di guardia a terra: senza kimono hai a tua disposizione dieci tecniche, con invece ne hai cento. Lavorare con il gi ti permette di avere un'ottima strategia di combattimento e rendere i tuoi attacchi più fluidi e ti apre molto la mente. Molti pensano che vincere una cintura nera di jiu jitsu in quel torneo sia come acquisire la cintura,ma non è così. Mark Kerr ha battuto Mario Sperry ma ciò non dà il diritto alla persone di credere che sia una cintura nera di quello sport. Mario Sperry per diventare cintura nera ha vinto moltissimi tornei con il gi. Molti miei allievi commettono lo stesso errore, volgiono la cintura nera senza allenarsi con il kimono.
A: Ti è piaciuto combattere nel torneo di Abu Dhabi?
R: E' stata un'esperienza incredibile. Quando sono tornato a casa ha ricevuto inviti a tenere seminari in Germania, e in Inghilterra. E' fantastico combattere in un torneo in cui affronti i migliori lottatori di diverse discipline come la lotta libera , il jiu jitsu, il judo, ecc.
A: Hai ricevuto una borsa in denaro quando hai combattuto nell ADCC?
R: Sono riuscito a guadagnare circa 5000$ grazie agli sponsor. Prima dei match c'erano persone che ti offrivano molti dollari se indossavi le loro magliette e così ho fatto e ho guadagnato un po' di soldi. (sorride)
A: Prima di gareggiare che tipo di allenamento segui?
R: Prima del Adcc mi allenavo nella seguente maniera: tre giorni allenamento tecnico e sollevamento pesi, tre giorni sparring con allenamento cardio vascolare. Per l'allenamento cardio vascolare vado molto a nuotare e in bici. Tutti i giorni facevo stretching e yoga per allungare i muscoli.
A: Segui una particolare dieta prima di combattere?
R: Mangio sempre cinque pasti al giorno . Tre normali come pasta e pollo e due piccoli composti da frullati di proteine. Mi piace mantenermi sempre in forma e quindi cerco di seguire un'alimentazione più curata passibile.
A: Qual è la parti più importante del tuo allenamento?
R: Tutti pensano sia il lavoro di potenziamento muscolare, per me non è così. L'aspetto che curo di più in assoluto è lo stretching. E' importantissimo perché previene molti danni muscolari e se fatto molto bene ti aiuta a recuperare in fretta da un trauma. Quando ero giovane come tempo di recupero mi bastava una settimana, ora per recuperare il mio ginocchio impiego due mesi. Se non facessi stretching tutti i giorni impiegherei molto più tempo. E' essenziale per tutti gli sport. Faccio molta yoga per questa ragione.
A: Cosa pensi del Vale Tudo oggi e del metodo per allenarsi in quel tipo di tornei?
R: Quando ho combattuto nel Vale Tudo non c'era ancora la cultura del cross training. Oggi invece è fondamentale. Tutti sanno cos'è uno strangolamento triangolare, una omoplata, una juji gatame e sanno le tecniche base di lotta. E' diventato fondamentale allenarsi in più discipline per essere il più completi possibili.
A: Quanti match hai disputato nella tua vita?
R: Di lotta ne ho fatti circa 350/400. Non li ho mai contati. Mio padre ne ha registrati solo un centinaio quando ero bambino (sorride). DI Vale Tudo ne ho disputati due in Giappone.
A: Continui a combattere?
R: Si. Mi piace molto. Anche se sto cercando di dedicarmi più all'insegnamento ora. Sono diciotto anni che gareggio e voglio seguire di più i miei allievi. Se decidono di pagarmi bene sarò disposto a combattere di nuovo nel Vale Tudo.
A: Possiedi una squadra che gareggia?
R: Ne ho creata una tre anni fa assieme a un mio amico della Carlson Academy. Io rappresento la costa ovest e lui la costa est. Si chiama BJJ Revolution Team. Ora abbiamo aperto una accademia in Canada , una in Giappone e una in Grecia. Ora la BJJ Revolution Team, la squadra di Cleber Luciano e quella di Ralph Gracie sono le squadre più forti della California.
A: Quando decisi di insegnare il jiu jitsu come lavoro?
R: Nel 1993 ero una cintura marrone e avevo la mia accademia. In soli sei mesi la mia accademia contava circa un centinaio di bambini che vincevano in molte gare. Quell'accademia è ancora aperta tutt'ora e vi è un mio allievo che insegna lì, il suo nome è Toco.
A: Come mai ti trasferii in America? Per soldi?
R: La prima volta che venni qui fu solo per turismo. Avevo un amico a San Diego e decisi di andare a trovarlo. Poi mi chiamò Carlson che aveva aperto un'accademia ad Hollywood e mi chiese di andare da lui ad insegnare per un anno. Ero molto indeciso perché avevo la mia accademia a Rio e la mia fidanzata in Brasile. Mio padre mi convinse ad accettare perché sarebbe stata un'ottima esperienza per crescere e per visitare nuovi posti. Così lasciai la mia ragazza e mi trasferii ad Hollywood ad insegnare. Il titolare della palestra era un agente della Warner Bros e quindi in quella palestra potevi allenare persone come Van Damme, Caterina Zeta Jones, Miki Rourke, Kevin Costner e molti altri. Per me era come vivere in un sogno. Guadagnavo molto bene e così decisi di farlo per il resto della mia vita.
A: Se ti dico Rickson Gracie?
R: E' una leggenda, ma non ha mai affrontato gli atleti di oggi, come Vanderlei Silva, Randy Couture, Mark Kerr e molti altri. I suoi avversari sono sempre stati persone che non sapevano quasi nulla del lavoro a terra tipico del jiu jitsu. Ho avuto molti amici che si sono allenati con lui e hanno detto che è un vero fenomeno.La cosa positiva della sua strategia è che si è sempre concentrato sul finalizzare l'avversario e non sul fare punti.
A: Chi e secondo te l'atleta più forte nel circuito dell'UFC o del Vale Tudo?
R: Sicuramente Randy Couture. Ha quarant'anni e riesce ancora ad essere al top. Impone il suo lavoro nonostante non possieda un gran numero di finalizzazioni a terra. Un atleta creato apposta per il Vale Tudo.
A: Progetti per il futuro?
R: Voglio allenare così bene la mia squadra da renderla fortissima, la numero uno in America. Continuare a tenere seminari in giro per il mondo in particolare in Europa. Se mi inviteranno ad Abu Dhabi di nuovo probabilmente ci tornerò.
A: Cosa consigli a una persona che si avvicina per la prima volta al Brazilian Jiu Jitsu?
R: Questa è una buona domanda. La prima cosa che bisogna ricordarsi è che le arti marziali ti danno una formazione non solo sportiva ma per la vita quotidiana. A me hanno aiutato moltissimo in tutti i campi: con gli amici, con la ragazza con i famigliari e ovviamente nel lavoro. Quindi ricorderei a un praticante di applicare la filosofia della propria arte marziale ad ogni singolo gesto quotidiano. Seconda cosa tutte le persone che si avvicinano a quest'arte devono ricordarsi di "battere" (arrendersi). Non è possibile vincere sempre. E' giusto avere un'attitudine combattiva ma bisogna anche avere l'umiltà per sapere perdere ogni tanto. E' come quando vai in una palestra di pugilato, non puoi pretendere di non ricevere mai un colpo.
A: Grazie Rodrigo.
R: Grazie a te e continua ad allenarti!